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Progetto Geologia

Progetto svoltosi sul Monte Baldo proposto alle classi V dell’Istituto




Nella bolla

Sconforto, solitudine, indifferenza, forse sono queste le parole che descrivono il momento? Sicuramente è il periodo più strano e lento che potessimo mai immaginare, in cui ognuno di noi avverte sensazioni diverse. Io provo tanta noia, preoccupazione e solitudine. In questo periodo ho capito, più che in ogni altra situazione, che i rapporti con le altre persone sono essenziali per la sopravvivenza dell’uomo. Pur avendo la tecnologia che mi aiuta a essere in contatto con gli altri, mi sento lontana, sola e fragile. Telefonare, scrivere messaggi o vedersi attraverso una telecamera mi aiuta a sentirmi più vicina, ma avrei preferito essere con loro: i miei compagni di vita. Non avrei mai pensato di dirlo, ma piuttosto di rimanere a casa davanti a un computer avrei preferito andare a scuola. Lì pur dovendo studiare molto di più di quanto faccia ora, sarei circondata da persone a cui voglio bene, con cui condivido più della metà della mia vita, che mi conoscono per quel che sono e non mi giudicano perchè hanno imparato a rispettarmi. 

In questa situazione ho capito quali sono realmente le cose che contano. Questa non è una di quelle frasi di circostanza, è la verità. Non avrei mai pensato che la libertà fosse un privilegio. La libertà di uscire, di stare con gli altri, di fare ciò che si desidera, non è più permesso per la sicurezza propria e degli altri. Non avevo mai creduto che questa potesse essermi tolta, e invece è accaduto.

Non avrei nemmeno riflettuto sull’importanza della responsabilità . A 17 anni la responsabilità passa sempre in secondo piano : una volta che sei in gruppo si fanno anche cose poco coscienti che non avresti mai fatto da sola. Ora, no. La responsabilità diventa una salvezza, una necessità. Non avrei mai detto che abbracciare qualcuno potesse essere così difficile e che mi mancasse così tanto. Non avrei nemmeno detto che tutto ciò, in realtà, sarebbe stata la primavera della mia anima, perché sono sicura che quel “ ti voglio bene “ non me lo farò più scappare. In fondo solo quando ti viene tolto qualcosa ci si rende conto del vero valore, e quell’abbraccio non me lo dimenticherò mai.

A volte mi sembra di vivere in una bolla che non mi fa sentire a pieno le emozioni, ma che quando scoppia le sento ancora più forti di prima. Mi sta succedendo ancora, non lo faccio apposta, non riesco a sentire a fondo il pericolo della situazione. Tutto questo mi sconforta, vedo la mia famiglia preoccupata, vedo tutti molto agitati, e io no. Mi scivola tutto addosso, e non riesco più a vivere come vorrei. In questo momento sento che nulla è vicino a me, tutto mi circonda , ma si muove velocemente e non riesce a toccarmi. Riesco solo a distinguere le verità dalle falsità. Sento molti dire ciò che hanno sentito a loro volta, ma spesso non si rendono conto che sono solo menzogne. La maggior parte della popolazione crede a tutto ciò che le viene detto, io credo sia per mancanza di informazione e capacità di giudizio. Ritengo che tutto ciò sia molto negativo e preoccupante, quasi più preoccupante delle persone che non rispettano le norme imposte. Il gruppo, infatti, è da sempre più pericoloso del singolo.

Francesca 

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Visto il particolare e per tutti nuovo periodo che ci troviamo a vivere a causa di COVID19 e considerato che comunque questi mesi sono tempo della nostra vita che vogliamo vivere da protagonisti nel bene e nel male, abbiamo proposto ai ragazzi di partecipare, con un contributo, a un “progettone” per realizzare una memoria collettiva degli studenti della nostra scuola. Si tratta nello specifico, di raccogliere riflessioni, poesie, racconti, componimenti e pure disegni, che raccontino le percezioni dei ragazzi, il loro vissuto in questo ormai lungo e inedito periodo.




Giochi matematici dell’Università Bocconi – Comunicazione (22/04/2020)

Diciamo anzitutto che è annullata la “semifinale” che avremmo dovuto svolgere a marzo e che poi, via via, era stata spostata al 16 maggio; è purtroppo una decisione quasi ovvia e scontata, visto il protrarsi delle conseguenze sociali del contagio, ma è giusto comunicarlo ufficialmente.




Il “medico astronauta” sul campo di battaglia combatte Covid-19

Un’alense al San Raffaele di Milano. Maria Cristina Azzolini: «Vivo questo momento con grande apprensione e incertezza per il futuro ma ho la consapevolezza di avere la possibilità di contribuire in prima persona, come rianimatore, a far fronte a questa grande sfida»




La mia esperienza in quarantena

Quando mi viene chiesto se io stia soffrendo la quarantena o meno rispondo sempre un po’ perplesso. A dire la verità, credo che lo stare a casa senza poter vedere nessuno al di fuori della mia famiglia mi stia facendo particolarmente bene. Sì, mi sento meglio di come mi sia mai sentito. So che tutto sommato le persone a cui tengo stanno più o meno bene, e so anche che prima o poi questa cosa finirà, di conseguenza cerco di godermi ogni attimo di questo isolamento forzato per fare tutto quello che non ho mai avuto tempo di fare e per riscoprire antiche passioni.  Dopo tanto tempo ho ricominciato a disegnare, anche se i miei sono tutti disegni strani e senza senso, ma vorrei imparare a disegnare cose che vedo ogni giorno, anche se guardando fuori dalla finestra non ho molti soggetti da rappresentare. Ho anche ricominciato a fare ginnastica quotidianamente, ed è una cosa che mi sta prendendo più di quanto avrei mai potuto immaginare. Ho ricominciato anche a scrivere, dopo molto tempo che avevo abbandonato carta e penna. Tutte queste attività mi aiutano a liberare la mente e a stare bene con me stesso. Come ho già scritto, mi sto piano piano riscoprendo.

Certamente, è disarmante leggere ogni giorno il numero dei morti, poiché dietro ad ogni cifra ci sono storie di persone che avevano sogni, ideali, una famiglia, una persona che li amava, e ora la loro storia verrà sepolta dalla sabbia del tempo. La loro, cosi come altre migliaia e migliaia. Per quanto io mi sia sempre considerato un asociale o un menefreghista verso le altre persone, è difficile non pensare a tutto questo e a quanto l’esistenza sia una delle cose più fugaci che ci sia. Dunque, durante questa quarantena e per il resto della vita, il mio motto sarà “ carpe diem “. In questi giorni ho riscoperto Jack London, ed anche i suoi libri in qualche modo aiutano ad evadere da questa situazione.

L’immaginazione, credo, salverà molte persone durante questo periodo. Leggere penso sia l’unico antidoto all’ isolamento, poiché grazie alla mente si può viaggiare ovunque. In un attimo posso passare dal ritrovarmi a ventimila leghe sotto i mari a vagare con una muta di cani nello Yukon. E ancora, posso passare dal girare il mondo in soli 80 giorni fino a lasciare che Haruki Murakami mi faccia conoscere più da vicino il mio ormai amico Toru Watanabe.

In conclusione, posso dire che se le persone lì fuori non stessero soffrendo sempre di più, questa quarantena avrebbe solo che lati positivi. Ma purtroppo, come la vita ci insegna, l’idillio non può durare in eterno, e prima o poi dovrò abbandonare questo paradiso artistico ed intellettuale per rituffarmi nella mediocrità della vita moderna, sperando di non affogare. Ma ora mi sento un po’ più pronto, poiché saprò come ritrovare l’ossigeno.

Tra una pagina e l’altra di un romanzo e Norwegian Wood in sottofondo.

Federico Muraro

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Visto il particolare e per tutti nuovo periodo che ci troviamo a vivere a causa di COVID19 e considerato che comunque questi mesi sono tempo della nostra vita che vogliamo vivere da protagonisti nel bene e nel male, abbiamo proposto ai ragazzi di partecipare, con un contributo, a un “progettone” per realizzare una memoria collettiva degli studenti della nostra scuola. Si tratta nello specifico, di raccogliere riflessioni, poesie, racconti, componimenti e pure disegni, che raccontino le percezioni dei ragazzi, il loro vissuto in questo ormai lungo e inedito periodo.




La vita era cambiata

Nella città fantasma silente,

era sparita la gente

tutti affacciati dal balcone 

nell’epoca dell’interconnessione

costretti ad essere soli

Ad inquinare erano abituati

eppure a stare lì erano forzati;

il frenetico mondo rallentava

nella villa il pane si apprezzava

la vita era cambiata.

                             Anima confinata

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Visto il particolare e per tutti nuovo periodo che ci troviamo a vivere a causa di COVID19 e considerato che comunque questi mesi sono tempo della nostra vita che vogliamo vivere da protagonisti nel bene e nel male, abbiamo proposto ai ragazzi di partecipare, con un contributo, a un “progettone” per realizzare una memoria collettiva degli studenti della nostra scuola. Si tratta nello specifico, di raccogliere riflessioni, poesie, racconti, componimenti e pure disegni, che raccontino le percezioni dei ragazzi, il loro vissuto in questo ormai lungo e inedito periodo.

I lavori non sono prodotti scolastici, possono essere firmati o anonimi (magari con uno pseudonimo).