Buonasera, sono Lorenzo ed ho studiato Matematica all’Università di Trento. Ho avuto la fortuna di vivere questa scuola da più punti di vista: quello dello studente naturalmente e quello dell’insegnante, quando negli anni scorsi ho fatto una supplenza e ho seguito i ragazzi delle Olimpiadi della matematica: mi sento quindi un “liceale” a tutti gli effetti.
Quello che ho avuto modo di apprezzare di più è la completezza della preparazione offerta: alla migliore cultura umanistica dovuta allo studio del latino, dell’arte e della storia si affiancano la matematica e le scienze nella loro purezza più profonda.
Qui non si insegna il come, qui si insegna il perché delle cose. Qui non si imparano a memoria le formule, qui si perviene alla soluzione con il ragionamento. Qui non ci si accontenta dell’analisi, qui si riconduce tutto alla sintesi. Nelle suole professionali e tecniche la parola che va di moda è “concretezza”; quasi che uno studente a diciott’anni debba per forza dover muovere le mani. Quello che deve imparare a muovere sono gli ingranaggi che ha in testa! Un dono ben più prezioso che il liceo insegna a coltivare è quello dell’astrazione: un mazzo di chiavi in grado di aprire qualsiasi porta.